ALGERI, CALABRIA

IL PRIMO UOMO di Gianni Amelio

“Io ho voluto che diventasse anche la mia storia non per presunzione ma per umiltà. Ho fatto questo film per un atto d’amore” (Gianni Amelio)

Amelio/Camus. Nel binomio che campeggia sopra il titolo nel manifesto del film trova già sintesi una dichiarazione di poetica: il transfert autobiografico come chiave di lettura e strumento d’indagine. Perché ne Il primo uomo le assolate strade algerine sembrano sfumare nella luce mediterranea della campagna del sud Italia, i piedi scalzi dei ragazzini sporchi di sabbia e polvere riecheggiano quelli di una giovinezza allevata in una povertà proletaria affine, all’Algeria degli anni ’20 si sovrappone il ricordo della Calabria del secondo dopoguerra. “Nessuna autobiografia può appassionarci se non tocca in parte anche la nostra vita”, ha affermato il regista: forte di questa convinzione (discutibile), si è quasi sentito scelto a dirigere questo film proprio in virtù del suo passato. Di umili origini, padre assente (emigrato in Argentina, incontrato solo in tarda età), cresciuto da madre e nonna, la presenza risolutiva di un insegnante che lo spinge a continuare gli studi: esattamente come Albert Camus, o meglio come Jacques Cormery, figura che lo scrittore francese scelse come alter ego nel romanzo autobiografico dal quale il film di Amelio è tratto.

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8 thoughts on “ALGERI, CALABRIA

  1. Noodles ha detto:

    Mi spiace leggere un po’ di reticenza nel tuo commento. Ammetto che la dimensione politica è affrontata un po’ troppo semplicisticamente, ma secondo me non è un difetto, perché il film si concentra su altro, sul vissuto del protagonista, che è il vero cuore del film poi. Sarà che amo molto le storie di ritorni, della ricerca del tempo e delle persone perdute. Lo trovo comunque un film bellissimo, un degno ritorno di un grande autore (peccato che la distribuzione non la pensi allo stesso modo).

    • UnoDiPassaggio ha detto:

      Io non riesco affatto a trovarlo bellissimo. La regia, tranne in alcuni momenti, l’ho trovata spesso imbacchettata, frenata. Ammirevole sì ma francamente da Amelio mi aspetto ben altro (comunque un passo avanti rispetto a “La stella che non c’è” che aveva anche qualcosa di irritante).

      • Noodles ha detto:

        Migliore de La stella che non c’è, sono d’accordo, ma a me anche quel film piacque molto, anche se evidentemente non del tutto risolto.

  2. Souffle ha detto:

    Non ho (ancora) visto il film ma mi trovo assolutamente d’accordo con l’affermazione apodittica di Amelio. Nessuna autobiografia (e aggiungo), nessun romanzo può appassionarci se non tocca in qualche punto, o in tanti, o in tutti, la nostra (auto)biografia.
    Prova probante ne è che film o libri che ci raccontano cose lontane da noi non ci interessano, nemmeno li prendiamo in mano.
    A meno di essere intellettuali bibliofili e bibliomani o critici costretti a leggere cose che non prenderebbero mai in mano se non fossero fornite gratuitamente dalle case editrici.
    Basterebbe girare i blog per rendersene conto. Basterebbe notare i commenti entusiasti o i nessun commento a seconda di quanto – molto o nulla – interessi l’argomento.
    Certo, ci sono le nobili eccezioni, ma con esse non si costruiscono le medie nazionali.
    Ci sono, certo, i chirurghi della visione e della lettura, anime provate dalla loro intellettualità che leggono e vedono tutto come professionisti rotti a ogni visione, schiavi del dovere della recensione. Ma sono i professionisti.
    I dilettanti, coloro che vedono e leggono per passione, rifuggono senza consapevolezza ma con fermezza ogni racconto che dipani vicende che non conoscono né hanno sperimentato, racconti che non parlano della loro esistenza.

    • UnoDiPassaggio ha detto:

      Proprio perché apodittica, l’affermazione di Amelio mi lascia perplesso (oltre a sapermi anche un po’ di alibi, seppur ben lavorato). Formulata in altro modo l’avrei anche considerata parecchio condivisibile. Rimarrei nel campo “autobiografia” comunque (se tocchi romanzi o comunanza di gusti nella scelta di fiction letteraria o filmica il discorso si allarga troppo e si snatura). A volte leggere di vite altrui differenti da te oltre a sfidarti (e quindi a farti riflettere sulla TUA vita) porta a scoprire consonanze inaspettate. Per dire, credo di non avere proprio nulla in comune con Jean-Jacques Rousseau eppure la lettura delle sue “Confessioni” è stata parecchio stimolante.

  3. MissPascal ha detto:

    “da amelio mi aspetto ben altro”: sono d’accordo
    “migliore di la stella che non c’è”: non sono d’accordo
    Lamerica e Porte aperte uber alles.

    MissPascal

  4. Miss Pascal ha detto:

    ci sono, ci sono. 😉

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